La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

venerdì 18 aprile 2014

Noemi, madre senza figli

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Incontro Noemi durante un'uscita notturna realizzata con la comunità la notte del giovedì santo.
È sdraiata su una panchina di cemento, ai piedi della collina del Bomfim, famoso punto turistico meta di pellegrinaggio per migliaia di persone ogni anno.
Non dorme. Veglia. Sola. L'unica donna sola che abbiamo incotrato. Le donne di solito non stanno mai da sole; sarebbero facile preda di chiunque volesse abusare di loro, nelle deserte strade notturne della metropoli tropicale.
Lei no. Dice che è fuori dai cattivi giri della droga, dell'alcool e della delinquenza, grazie a Dio. E se qualche malintenzionato si avvicinasse, si metterebbe a gridare. E poco più in là, nella stessa piazza, qualcuno c'è, mezzo nascosto sotto gli alberi e a ridosso del muro.
È magra, scura, ma con occhi molto vivi e non smorti o "ipnotizzati" come chi usa sostanze stupefacenti.
Ha lasciato la casa a 15; da allora ha svolto ogni tipo di lavoro, sempre senza garanzie.
Ha una certa cura negli abiti. Accanto a se un grande sacco, probabilmente con vestiti e due discrete borse da signora.
Avrà fra i 30 e 40 anni, difficile stabilirlo con precisione.
Come la maggior parte delle persone che incontriamo, anche lei si confida e si apre con noi, senza timore, offrendoci le sue pene e i suoi progetti con semplicità.
Ma c'è un fatto che mi colpisce tremendamente: alla domanda se abbia dei figli risponde: 
"Sono incinta". 
Io: "Del primo figlio?" "No, Ne ho avuti altri tre. Ma sono tutti morti. Tutti su strade sbagliate della droga e della violenza".
Una frase buttata lì con una leggerezza raccapricciante. Non riesco più a dire nulla. 
Quali sentimenti dietro ad un simile esprimersi? Rassegnazione, noncuranza per evitare di soffrire, senso di colpa più o meno superato relegando l'avvenimento al passato remoto, fede inattaccabile, superficialità, freddezza...
Non lo so. Forse è l'unico modo per sopravvivere a 3 perdite di una parte di sé. Certamente è una sconfitta per tutti noi, che certamente non abbiamo dato nulla affinché un'alternativa si offrisse concretamente a Noemi. O forse non ha saputo cogliere le possibilità offerte da qualcuno...
So solo che mi ricorda tanto la samaritana di cui narra il Vangelo di Giovanni (Gv 4, 5-42): abbandonata 5 volte da 5 uomini, costretta ad attingere acqua nello ore più calde della giornata per vergogna, ma in attesa del Messia.
Cosa offre Gesù a questa donna? Una nuova prospettiva di vita: non essere più sfruttata dagli uomini, non più schiava dei sensi (i 5 uomini possono rappresentare i 5 sensi), attingere dall'acqua viva che farà più tornare la sete (che è Gesù stesso) e diventare così donatrice di vita per gli altri (acqua che zampilla per la vita eterna).
Beh, qualcuno potrebbe darci di più?








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