La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

sabato 19 marzo 2011

4. Il tempo e i turisti


 Stasera è più stravolto del solito, ma ha voglia di parlare. Deve aver già speso quel poco che ha appena guadagnato in una birra o in non so che, perché appare un po' su di giri. Gli domando se ricorda a che ore abbiamo fissato i nostri incontri. Per tutta risposta, Marquinho mi dice che per lui gli orari contano ben poco:
“Tu mi stai abituando ad informarmi sull'ora almeno una volta al giorno, per sapere quando cominciare ad avvicinarmi al centro della città. Di solito non ho mai idea di che ore siano, ma, adesso, dopo un po' che il sole è tramontato, chiedo sempre a qualcuno, per non farti aspettare troppo. Stasera, sinceramente, quando mi sono informato, mancavano solo dieci minuti al nostro appuntamento e mi trovavo ad almeno un'ora e mezza di cammino. Tu, invece, sei sempre qui ad attendermi: ci tieni proprio alle nostre conversazioni, eh?
Comunque, se non fosse per te, perché dovrei informarmi sull’ora? Non ho appuntamenti a cui presentarmi o programmi televisivi da assistere. Per me, una giornata, un secondo o un'ora sono la stessa cosa”.
“Esagerato! Un secondo e una giornata intera passano a velocità ben diverse!”.
“Voglio dire che nella mia vita non conta il tempo dell'orologio, ma quello della natura e dei bisogni. Mi regolo con il sole per sapere quando le strade sono libere dalle auto, quando è il momento di raccogliere le lattine, perché le persone hanno già messo i sacchi di spazzatura per strada, quando è il momento di fare il parcheggiatore e quando è meglio fare la siesta. È importante conoscere il giorno della settimana, soprattutto da venerdì a domenica, quelli in cui è più facile guadagnare come parcheggiatore o raccattando vicino ai bar, piuttosto che frugare i rifiuti di mezza città. È, poi, fondamentale essere informati sui concerti ad ingresso libero, dove scorrono litri e litri di birra in lattina; se ne fanno anche cinquecento in poco tempo!
Ma ciò che conta maggiormente è il nostro orologio interno, che ci dice quando dormire, mangiare, ecc. Io cerco di ascoltare soprattutto questo; quindi, se mi va di dormire 16 ore al giorno, lo faccio senza troppi problemi. Se, poi, alle 2 di mattina desidero farmi un bagno, cammino fino al mare e mi sento padrone dell'oceano, perché difficilmente c'è qualcun altro. Poi, mi sdraio sulla spiaggia e guardo le stelle finché mi va; posso perfino mettermi a cantare o urlare!”.
“Bene, ma, per curiosità, tieni il conto dei giorni della settimana e dei mesi?”.
“Guarda che non sono fuori dal mondo! Basta passare davanti a un'edicola e dare un'occhiata ai giornali in esposizione. A volte, leggo anche le notizie della prima pagina. Solo, non ho mai avuto un orologio: ti fa seguire la stessa routine tutti i giorni ed è una delle maggiori cause della noia, perché sei sempre in attesa di qualcosa e stai male se non succede quello che aspettavi, o se ritarda. Del resto, voi ragionate misurando il tempo con uno strumento artificiale e non avete la capacità di guardare a fondo la realtà, per cogliere i piccoli cambiamenti che avvengono in ogni istante; almeno, in strada è così. Ti suggerisco al riguardo di fare un cammino che sei solito percorrere, però alla metà della tua velocità abituale. Vedrai cose che non avevi mai notato e darai tempo agli elementi della natura di agire e comunicare con te. Come ci si può annoiare? Io non aspetto mai niente, ma vedo e vivo quello che ho intorno e dentro di me. E posso dire di stare bene. Più che la noia, mi capita di sentire la stanchezza, quando non riesco a soddisfare i bisogni del corpo, o devo lavorare per ore, mentre preferirei starmene sdraiato all'ombra di una palma e farmi accarezzare dalla brezza oceanica”.
“A sentirti parlare con questa serenità, sembri davvero fortunato; molto più di coloro che sono sempre costretti a fare qualcosa per vincere la noia. E c'è chi arriva ad uccidersi o drogarsi, dopo anni passati a costruire proprio quello status e quel ruolo diventati insopportabili”.
“Mah, sinceramente non li capisco. Secondo me queste persone sono disgraziate, perché non hanno mai vissuto per davvero, sempre rinchiuse in un mondo ovattato, davanti ai loro computer, nella loro casa isolata dal vero mondo, dove gli orari sono prestabiliti persino per i piaceri. Se conoscessero la vita sul serio, come potrebbero annoiarsi? Niente è monotono nella strada: ogni giorno succede qualcosa di diverso dal precedente; un pappagallo può d'improvviso passare con il suo gracchiare sarcastico, colorando con la sua esuberanza il grigiore dei palazzi seri. E che dire, poi, del nostro corpo, che è in continuo divenire? Perde sempre liquidi, che dobbiamo reintegrare; vuole mangiare, camminare, sgranchirsi...
Ma sono soprattutto i sogni l'anima della nostra speranza e la ragione per cui io apro gli occhi ogni giorno, anche se quello che mi aspetta non è sedermi sulla poltrona di un salotto a bere tè con pasticcini. Infine, se una persona si annoia è perché dà per scontata una cosa fondamentale: essere viva. Ogni giorno di vita in più è un miracolo e ogni respiro e battito del cuore dovrebbero costituire motivo di stupore e gratitudine, non certo di noia. Se rispondo a questo dono mettendomi in vena o in stomaco delle porcherie, allora sì che divento non solo fesso, ma anche ingrato per il dono della vita. Io ho ben altro da fare: vivere!
Ma lascia che ti faccia io una domanda adesso: tu sei davvero così interessato a quello che dico?”.
“Certo! Mi hai incuriosito fin dalla prima volta che ti ho visto. E, poi, visto che sono in un Paese che non è il mio, voglio approfittare di ogni momento per imparare il più possibile attraverso nuove esperienze”.
“Mi piace quello che hai affermato: vedrai che ne faremo di esperienze insieme! Sai, non sopporto quegli stranieri che vengono qui convinti di appartenere ad una 'razza' superiore, solo perché credono di essere più ricchi di noi. Sono quasi meglio quelli che arrivano per 'andare' con le brasiliane... Questi, almeno, apprezzano una delle cose più belle ed evidenti del nostro Paese, gli altri, quelli che si ritengono padroni del mondo, sono più tipi da sfruttare la bellezza, con l'aria di chi può comperarsi tutto. Mi fanno un po' pena anche i turisti che scelgono il Brasile per perdere la verginità. E ti assicuro che ce ne sono, me lo hanno raccontato alcune mie amiche prostitute: li riconoscono subito dalla loro aria timida, quasi si vergognano a parlare, figurarsi a toccarle! E loro, le ragazze, cercano di essere carine e dolci, a volte persino li baciano! Ma ci sono pure di quelli che non staccano più gli occhi e le mani dalle loro curve e credono di essersi innamorati. Magari arrivano a chiedere alla donna il numero di telefono e la mail, dimenticando che è andata con loro solo per soldi.
Una di queste mi ha raccontato di aver avuto un cliente straniero che non trovava il coraggio di toccarla, né di svestirsi; così stettero un'ora nel motel a parlare e basta. E lei rimase tanto colpita dalla dolcezza di quest'uomo, così diverso dagli altri spudorati, che cominciò a baciarlo con dolcezza, carezzarlo e, solo quando lui si sentì a suo agio, lo fecero, ma di una forma che lei non aveva mai sperimentato: non succube di un uomo che brami selvaggiamente il suo corpo per un piacere egoistico, ma dolce guida e accompagnatrice di un amico attraverso le vie del piacere fisico. Perché, se è vero che il sesso è il frutto di un istinto animalesco, come ogni cosa, può essere trattata con arte e romanticismo. Certo, non è così per quelli che vengono qui con la loro presunzione per possedere tutto quello che possono, non per conoscere, imparare ed essere disposti a lasciarsi cambiare, crescendo. E allora li vedi, affamati di carne, peggio di cani, parlare alle donne che mostrano più sfacciatamente le loro beltà fisiche, non certo a quelle che proteggono la loro intimità, credendo ancora che esista il principe azzurro, l'amore eterno e le nozze in bianco. E, sempre quei turisti presuntuosi, camminano per le vie pensando esclusivamente a fotografare e farsi fotografare nei posti che sembrano loro più belli, ignorando le persone che camminano al loro lato, o guardandole solo per trovare la più adatta per farsene scattare una. Tuttavia restano sempre loro in primo piano, non il paesaggio o le persone del posto. Cosicché - è come se li vedessi con i miei occhi - quando tornano al loro paese, mostrano le foto a tutti i conoscenti, spesso ricamandoci sopra un monte di bugie; in realtà, se non si fossero mossi di casa ed avessero semplicemente stampato da internet le foto della città che volevano visitare, magari incollandoci in un angolino la loro, non si sarebbero persi niente. Poiché arrivano qui, o in altri posti lontani dal loro paese di origine, credendo di poter fare le stesse identiche cose; e presupponendo che quello che li circonda sia concepito sui loro bisogni, non sulla storia del luogo. Ma allora, mi domando, perché viaggiano se si credono già straripanti di tutto? Avrebbero, per esempio, la possibilità di cercare di capire uno stile di vita diverso dal loro, parlando con le persone del posto, non solo per chiedere di spiagge ed altri luoghi da visitare e fotografare, ma per scoprire quali sono i loro sogni, come lottano per stare bene, raggiungere la felicità e sfuggire alla tentazione della violenza, con i mezzi che hanno a disposizione, oltre alle miriadi di specificità personali che non si imparano sulle guide turistiche”.
“Capisco quello che vuoi dire. Ma toglimi una curiosità: fra tutti i turisti, noti delle differenze di comportamento o personalità in base alla provenienza?”.
“Mah, io non ho pregiudizi di questo tipo, però, col tempo, ho visto che certi comportamenti sono più comuni a turisti di un determinato Paese. Normalmente, gli spagnoli e gli italiani sono molto simili, nei modi di fare, a noi brasiliani: amano le feste, le donne, la confusione e cercano sempre di non pagare, o di ottenere uno sconto, che sia del 50% o del 5%. I francesi sono i più equivoci e difficili da capire nelle loro reali intenzioni; sono come i politici e gli avvocati: sembrano non dire mai quello che pensano veramente. I tedeschi e gli inglesi, se non sono in coppia, e soprattutto se non più giovani, sono i più inclini a frequentare le prostitute, forse perché hanno maggiori difficoltà a parlare portoghese e quindi ricorrono subito al portafogli, senza perder tempo col dizionario. Ed anche perché non vogliono faticare per trovare una più giovane di loro.
Conseguentemente, pure l'offerta si è adeguata: c'è una spartizione 'equa e solidaria' del mercato, una sorta di segmentazione. Ci sono quelle che parlano un po' di tedesco, altre parlano inglese, altre francese; gli italiani e gli spagnoli riescono sempre a capirli. Naturalmente, così facendo, possono guadagnare di più che con i clienti brasiliani, perché gli stranieri non conoscono il 'tariffario' locale.
Ah, ti ho parlato solo degli europei, ma per i turisti sudamericani vale quanto detto degli italiani e spagnoli. Mentre i nordamericani sono una categoria a parte: a volte li scambi per tedeschi, ma sono più tecnologici e ricercati in quello che fanno; amano i posti chic e le donne di alto livello. Quando sono in gruppo e giovani, come la maggior parte di quelli che mi capita di vedere, diventano i più insopportabili: non hanno rispetto per niente e nessuno, sembrano camminare con il paraocchi, incapaci di cogliere le specificità del mio Paese e la ricchezza delle persone che incrociano. Conta solo il loro piacere personale, la loro emozione, il loro sentirsi al di sopra, qualsiasi cosa facciano e in qualunque luogo si trovino; e credono di portare nel mondo lo stile di vita e la democrazia migliori. Detto fra noi, sono quelli che più mi piacerebbe assaltare”.
“Vabbè, spero sia una battuta...”.
“Insomma... Purtroppo, le persone indisponenti non mancano mai e se dovessi assaltarli tutte... Senza contare che non sono un ladro. Comunque, se pure in tanti escono da questo quadro che ti ho dipinto, sono in grado di indovinare la nazionalità di almeno il 90% dei turisti che vedo per strada, per l'atteggiamento o per il loro aspetto. Tu, però, hai qualcosa di diverso, che ancora non ho capito... Avrò tempo di esaminarti meglio, se non ti verrò a noia”.