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La notte tranquilla per alcuni, non lo è per loro due. Due donne più o meno coetanee, sulla trentina. Una chiara di pelle, l'altra scura. Una di Salvador, l'altra di un altro stato del Nord-est brasiliano. Entrambe senzatetto, entrambe con dipendenza da alcool e droga.
La notte tranquilla per alcuni, non lo è per loro due. Due donne più o meno coetanee, sulla trentina. Una chiara di pelle, l'altra scura. Una di Salvador, l'altra di un altro stato del Nord-est brasiliano. Entrambe senzatetto, entrambe con dipendenza da alcool e droga.
Quando
arrivo in comunità, Carla è già buttata per terra, sul
marciapiede, delirante, come minimo ubriaca. Non c'è verso di
calmarla. Nel suo dimenarsi contro un avversario invisibile impreca
contro la polizia, dicendo di non voler essere arrestata, chiama la
mamma, minaccia di morte, chiede di essere uccisa, ci domanda perché
non l'ammazziamo subito, etc. Grida di dolore, si mescolano al
pianto, diventando grida di disperazione, di rabbia contro il mondo
ma, soprattutto verso sé stessa, sporca di urina e feci che, nel
trambusto, ha fatto nei propri pantaloni. Sdraiata per terra, si
contorce e rotola sul marciapiede, rischiando di finire in strada,
dove le auto sfrecciano a 60-80 km/h sul rettilineo ampio a 4 corsie.
Frenare la sua corsa verso la strada non è facile, ci prendiamo
qualche pugno per farlo. Cerchiamo di calmarla, le prepariamo un
giaciglio con del cartone ed una coperta dove calmarsi; senza
risultati. La situazione si protrae finché un suo conoscente ci
suggerisce di portarla nel luogo dove dorme abitualmente, una tettoia
di fronte ad un magazzino a circa 400 m da lì. Ma non si convince ad
andare. Non c'è un dialogo fra il suo mondo ed il nostro.
Tocca
prenderla a forza, in quattro, tanto si dimena e vista la corporatura
pesante, che ci costringe a riposarci due volte lungo il cammino. Ma,
finalmente, arriviamo. La lasciamo lì, accanto al giaciglio di
cartone e coperta.
Mi
impressiona al pari di Carla l'indifferenza delle auto che sfrecciano
accanto a noi, visto che la situazione è molto equivoca e potremmo
essere scambiati per malintenzionati che portano una donna chissà
dove: nessuno che si fermi, nessuno che ci domandi spiegazioni,
nessuna coscienza che si interroga e si esterna in una parola
rivoltaci o in uno sguardo stupito.
Marina invece
è sobria, ma non mangia da ieri, quando si è ubriacata, quasi a
stomaco vuoto, fino a perdere i sensi. La cachaça (acquavite a 40°)
è la sua droga ed ammette di sentirne il bisogno. Ma più di questo
ha fame. Ha sempre un volto triste, deluso, di chi si è fidata ed è
stata tradita. Parla un po' con me, cosa faccio, da dove vengo. Lei
non è di qui, le piace Salvador, anche se ultimamente si è
stancata. Mi dice che non fa nulla da mattina a sera. Alla fine mi
dice che le è venuta voglia di fare un figlio con me, che ancora non
ha figli ed è venuto il momento. Così, senza sapermi spiegare il
perché, continua con la sua proposta. Mi confida che si sente sola,
ed infatti non l'ho mai vista accompagnata e la vita di strada, per
una donna sola, è molto più difficile. Poi, per fortuna arriva la
minestra e, subito dopo, Marina si sdraia e può, finalmente
riposare, almeno per questa notte sobria e senza fame.
Due gridi di
dolore disperati, verso tutti e nessuno. Due gridi pieni di dolore
per occasioni sprecate, promesse non mantenute, anche verso sé
stessi. Due vite nascoste, non riconosciute, ignorate. Le macchine
sfrecciano accanto senza fermarsi. Una donna è buttata per terra, 5
uomini le stanno attorno, la portano a peso e nessuno si indegna, si
interroga, si ferma. Così le loro occasioni sono sfrecciate loro
accanto. Forse qualcuno si è fermato, ma poi è ripartito. E, loro,
rimaste lì. Gli altri, la società “normale” tranquilli nel loro
torpore quotidiano organizzato. Loro no, non ce la fanno a non
reagire. Ma fanno male a loro stesse, non avendo altra scelta.
Finché la
loro forza di volontà non reagirà, continueranno a restare nel
fosso. Finché si rivolgeranno all'alcool e alla droga, continueranno
a vedere le auto sfrecciare accanto e, loro, a piedi, buttate in
qualche deprimente marciapiede di una metropoli.
“Non si
raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo” (Lc
6, 44)
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