La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

giovedì 22 maggio 2014

Suore in campo contro la schiavitù della prostituzione durante la Coppa

Interessante iniziativa di un gruppo di religiosi che cerca di far venire alla luce anche i retroscena del prossimo evento mondiale. 

Per quanto riguarda la realtà di Salvador, ricordo che la periferia della città, specialmente la zona denominata Subúrbio ferroviario è una delle aree maggiormente sfruttate dagli aguzzini che reclutano ragazzine principalmente di famiglie povere per imbarcarle in navi nella vicina "Morro de São Paulo". Attraverso il mare, infatti, i controlli di frontiera possono essere facilmente elusi. Non mancano iniziative locali ed internazioni volte a disincentivare questi crimini, ma, spesso l'appoggio dei "piani alti" riesce a farla franca. La fonte di tutto ciò sono testimoniante da me raccolte presso assistenti sociali e Ong internazionali presenti a Salvador.


dal sito: http://vaticaninsider.lastampa.it/

Prostituzione ai mondiali del Brasile, la rete dei religiosi contro la tratta


 
 
Una campagna contro lo sfruttamento della prostituzione
(©lapresse)
(©LAPRESSE) UNA CAMPAGNA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

Presentata in Vaticano la campagna Talitha Kum. Coinvolti 79 paesi con oltre 800 religiosi di 240 congregazioni interessate. “Senza sensibilizzazione la festa diventa terribile vergogna”

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO
“Dobbiamo rendere consapevoli le persone di quanto accade ai margini dei grandi eventi internazionali come i mondiali di calcio” perché “senza questa consapevolezza e senza agire insieme in favore della dignità umana, le finali della coppa del mondo possono risultare una terribile vergogna invece che una festa di per l'umanità”. E’ suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), a spiegare le ragioni della campagna di Talitha Kum (rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone) presentata oggi in Vaticano in vista del mondiale di calcio Brasile 2014 e intitolata  “Gioca per la vita, denuncia la tratta”. L’impegno di religiosi e religiose contro la “tratta” degli esseri umani, e in particolare la prostituzione, problematica ben nota a Papa Francesco, si scontra contro non poche difficoltà, non escluse alcune connivenze di alto livello, ma punta a rompere il silenzio attorno a questo tema con la grazie alla vasta rete che la vita consacrata ha in tutto il mondo.


La campagna “manifesta la sintonia della vita consacrata con il sentimento del nostro Santo Padre di fronte a questo crimine che egli stesso definisce una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo”, ha detto il cardinale Joao Braz de Aviz, porporato brasiliano di Curia nonché prefetto della congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il dicastero vaticano responsabile dei religiosi di tutto il mondo. I religiosi e le religiose “si trovano in tutto il mondo impegnati nella loro missione in mezzo a tutte le forme di povertà e toccano con le loro mani, l'umiliazione, la sofferenza, il trattamento inumano e degradante inflitto a donne, uomini e bambini di questa schiavitù moderna”. La campagna, nata come “Religiose contro la tratta di persone”, nel 2009 si è trasformata in una “Rete Internazionale di Vita Consacrata Contro la Tratta di Persone” promossa da Uisg e Oim (Organizzazione internazionale per i migranti) e finanziata dal governo Usa (presente alla conferenza stampa moderata dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, anche Antoinette C. Hurtado dell’ambasciatrice statunitense presso la Santa Sede). Dopo cinque anni, ha detto da parte sua suor Estrella Castalone, coordinatrice di Talitha Kum, la campagna “comprende 24 reti che rappresentano 79 paesi con oltre 800 religiose/religiosi di 240 congregazioni coinvolti, tutti impegnati a fermare la tratta di persone”.


A fornire i dettagli della campagna è stata, nel corso della conferenza stampa, suor Gabriella Bottani, comboniana italiana che abita in Brasile e coordina oltre 250 religiosi della rete “Um Grito pela Vida”, membro di Talitha Kum. La campagna “promuove azioni preventive di presa di coscienza e formazione, sostiene le persone che denunciano la tratta, segue il reinserimento psico-sociale delle vittime e partecipa alla definizione di linee politiche e di progetti sociali”. Concretamente la campagna “utilizza media e social network per informare e sensibilizzare la popolazione sui possibili rischi e su come intervenire per denunciare eventuali casi” e sarà presente nelle 12 capitali brasiliane che accoglieranno le partite dei mondiali. Il materiale in lingua portoghese è disponibile nel blog della Rete 'Um Grito pela Vida' e tutte le azioni della campagna sono divulgate sulla pagina facebook “jogueafavordavida”.


Le persone trafficate in Brasile, ha precisato la religiosa comboniana, “sono per la maggior parte donne giovani, originarie di famiglie povere, con bassi livelli di studio. La finalità principale è lo sfruttamento sessuale”. Nel contesto latinoamericano e caraibico “il Brasile – ha spiegato – è un paese con un’alta percentuale di turismo a scopo sessuale e questo incide significativamente sul fenomeno dello sfruttamento della prostituzione soprattutto minorile e spesso apre le porte al traffico interno o internazionale”. La “mancanza di conoscenza della realtà della tratta di persone da parte della popolazione e la scarsa informazione veicolata dai mezzi di comunicazione – ha detto –  sono tra le principali cause che la rendono un fenomeno poco visibile, quasi impercettibile” e “nelle campagne pubblicitarie, le donne vengono prevalentemente presentate come oggetti di piacere sessuale e consumo, all’interno di un sistema socioeconomico centrato sulla logica esclusiva del mercato, dove il lucro è spesso al di sopra delle persone. Questo – la conclusione – favorisce l’azione di chi, offrendo false promesse di lavoro e di vita migliore, alimenta il ricco commercio di persone”.


L’esperienza del passato “ha messo in evidenza che i rischi della tratta per sfruttamento sessuale e del lavoro si incrementano in relazione ai grandi eventi, come è stato durante i mondiali in Germania e in Sudafrica, dove si è avuto rispettivamente un aumento del 30 e del 40%”. Dati certi, però, non ci sono: “Sappiamo che c'è un aumento dello sfruttamento della prostituzione, ma la tratta è un fenomeno su cui abbiamo poche informazioni, pochi dati e questo è una grande difficoltà.

venerdì 2 maggio 2014

Due disperati gridi di attenzione: Carla e Marina

dal blog gliocchiscuridelsamba.blogspot.com.br

La notte tranquilla per alcuni, non lo è per loro due. Due donne più o meno coetanee, sulla trentina. Una chiara di pelle, l'altra scura. Una di Salvador, l'altra di un altro stato del Nord-est brasiliano. Entrambe senzatetto, entrambe con dipendenza da alcool e droga.

Quando arrivo in comunità, Carla è già buttata per terra, sul marciapiede, delirante, come minimo ubriaca. Non c'è verso di calmarla. Nel suo dimenarsi contro un avversario invisibile impreca contro la polizia, dicendo di non voler essere arrestata, chiama la mamma, minaccia di morte, chiede di essere uccisa, ci domanda perché non l'ammazziamo subito, etc. Grida di dolore, si mescolano al pianto, diventando grida di disperazione, di rabbia contro il mondo ma, soprattutto verso sé stessa, sporca di urina e feci che, nel trambusto, ha fatto nei propri pantaloni. Sdraiata per terra, si contorce e rotola sul marciapiede, rischiando di finire in strada, dove le auto sfrecciano a 60-80 km/h sul rettilineo ampio a 4 corsie. Frenare la sua corsa verso la strada non è facile, ci prendiamo qualche pugno per farlo. Cerchiamo di calmarla, le prepariamo un giaciglio con del cartone ed una coperta dove calmarsi; senza risultati. La situazione si protrae finché un suo conoscente ci suggerisce di portarla nel luogo dove dorme abitualmente, una tettoia di fronte ad un magazzino a circa 400 m da lì. Ma non si convince ad andare. Non c'è un dialogo fra il suo mondo ed il nostro.
Tocca prenderla a forza, in quattro, tanto si dimena e vista la corporatura pesante, che ci costringe a riposarci due volte lungo il cammino. Ma, finalmente, arriviamo. La lasciamo lì, accanto al giaciglio di cartone e coperta.
Mi impressiona al pari di Carla l'indifferenza delle auto che sfrecciano accanto a noi, visto che la situazione è molto equivoca e potremmo essere scambiati per malintenzionati che portano una donna chissà dove: nessuno che si fermi, nessuno che ci domandi spiegazioni, nessuna coscienza che si interroga e si esterna in una parola rivoltaci o in uno sguardo stupito.

Marina invece è sobria, ma non mangia da ieri, quando si è ubriacata, quasi a stomaco vuoto, fino a perdere i sensi. La cachaça (acquavite a 40°) è la sua droga ed ammette di sentirne il bisogno. Ma più di questo ha fame. Ha sempre un volto triste, deluso, di chi si è fidata ed è stata tradita. Parla un po' con me, cosa faccio, da dove vengo. Lei non è di qui, le piace Salvador, anche se ultimamente si è stancata. Mi dice che non fa nulla da mattina a sera. Alla fine mi dice che le è venuta voglia di fare un figlio con me, che ancora non ha figli ed è venuto il momento. Così, senza sapermi spiegare il perché, continua con la sua proposta. Mi confida che si sente sola, ed infatti non l'ho mai vista accompagnata e la vita di strada, per una donna sola, è molto più difficile. Poi, per fortuna arriva la minestra e, subito dopo, Marina si sdraia e può, finalmente riposare, almeno per questa notte sobria e senza fame.

Due gridi di dolore disperati, verso tutti e nessuno. Due gridi pieni di dolore per occasioni sprecate, promesse non mantenute, anche verso sé stessi. Due vite nascoste, non riconosciute, ignorate. Le macchine sfrecciano accanto senza fermarsi. Una donna è buttata per terra, 5 uomini le stanno attorno, la portano a peso e nessuno si indegna, si interroga, si ferma. Così le loro occasioni sono sfrecciate loro accanto. Forse qualcuno si è fermato, ma poi è ripartito. E, loro, rimaste lì. Gli altri, la società “normale” tranquilli nel loro torpore quotidiano organizzato. Loro no, non ce la fanno a non reagire. Ma fanno male a loro stesse, non avendo altra scelta.
Finché la loro forza di volontà non reagirà, continueranno a restare nel fosso. Finché si rivolgeranno all'alcool e alla droga, continueranno a vedere le auto sfrecciare accanto e, loro, a piedi, buttate in qualche deprimente marciapiede di una metropoli.

“Non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo” (Lc 6, 44)