La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

giovedì 1 ottobre 2015

Notti con i migranti, in Serbia


Ho incontrato Marquinho (ovvero un senzatetto, protagonista del mio libro "Gli occhi scuri del Samba") anche in Europa. 

Non perché lui sia emigrato dal Brasile, ma perché l'ho visto nei volti e nei cuori dei cosìdetti “migranti”, incontrati in Serbia, al confine con la Croazia, più precisamente fra Sid e Berkasovo. 

Questi due tranquilli villaggi di campagna sono il principale punto di accesso per la Croazia e sono stati attraversati da migliaia di migranti nel settembre del 2015. 

Qui, assieme ad altri volontari, mi sono trattenuto per portare un aiuto a chi, carico di borse, figli, stanchezza e, forse, ancora un po' di speranza, scendeva dagli autobus, percorreva sentieri fra i campi, verso la frontiera e, dopo, si dirigeva al campo di Opatovac, i più fortunati su autobus, altri a piedi (15km a volte di notte e sotto l'acqua). 

Ma in pratica cosa facevamo? Ognuno se lo immagini: dopo ore di autobus provenienti dalla Macedonia, dopo giorni di viaggio dalla Siria (la maggior parte), dopo aver dovuto lasciare molti bagagli sulla strada, dopo le urla della polizia in svariate lingue, di cosa può aver bisogno un essere umano? 

Certe notti c'era da aspettare al fresco e fra piovaschi, nel buio rischiarato da torce a dinamo o cellulari. 

La strada era scivolosa e scura e qualcuno portava figli e bagagli. 

Perché siete qui? Lo domando loro e loro lo domandano a me. 
Perché c'è la guerra? 

Chissà se si aspettavano così tanta strada da percorrere... chissà se la immaginavano così impervia... 

Alcuni dicono che la Serbia è il primo Paese in si sono sentiti trattati da esseri umani. 

Dove andate? Germania, Austria, Svezia. Pace, famiglia, lavoro. 

E poi? Poi si vedrà. 
Mi stupisce la calma e la gentilezza con cui ringraziano per banali gesti di solidarietà: dopo giorni di viaggio la stanchezza potrebbe indurre in atteggiamenti di frustrazione-disperazione. Invece niente. Attendono ore e ore nella notte, bagnati, che la polizia croata apra la frontiera e li carichi sugli autobus, verso un campo di accoglienza strapieno. 

Alcuni non sanno neanche in quale confine si trovino. 

Riesco a scambiare più di due parole con una coppia; lei è incinta di 6 mesi. Ci diamo i rispettivi contatti facebook. Chissà da dove mi risponderanno, fra qualche settimana...

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