La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

venerdì 12 dicembre 2014

La storia di Claudio, quando la sofferenza non si può spiegare, tutto sta nel fermarsi ad essa o riuscire ad andare oltre




Come accettare tanto dolore?
La riflessione di Claudio: cerco l'umano
Condivido qui pensieri scambiati con Claudio, che per anni è stato membro di una comunità di Salvador che aiuta le persone di strada e/o dipendenti da stupefacenti. Per anni ha condiviso la vita di tutti i giorni, assieme alla moglie, conosciuta in comunità, con persone non facili, per usare un eufemismo, a volte dovendo affrontare situazioni di crisi di astinenza degenerate in atti di violenza, anche se non nei suoi confronti. 
caravaggio flagella
Claudio è sicuramente un tipo "particolare", nell'aspetto (biondo, molto stempiato con i pochi capelli, che ha lasciato crescere raccolti in una coda, alto quasi 1 metro e 90 centimetri, ma con soli 60 kg di peso, vegetariano) e nel modo di fare, sempre calmissimo, silenzioso, lento nei movimenti, ma infaticabile nei lavori manuali, tanto di muratura quanto di lavorazione del legno. 
Di forte spiritualità cristiana, vissuta veramente nella costante preghiera interiore, trasmette alle persone con cui parla una pace e fa sentire a proprio agio; per questo tutti amano parlare e sfogarsi con lui.
Ebbene, ha condiviso con me un suo pensiero costante sul dolore.

Se lo combatti o le neghi perdi, se lo affronti puoi fare qualcosa
Si riferisce soprattutto al dolore autoinflitto dalle persone, oppure a quello verso i più indifesi. Inizialmente, la rabbia e il voler far giustizia non gli permetteva di trovar pace. Si sentiva l'avvocato dei poveri e la rabbia prevaleva, oltre ad un costante senso di allerta, pronto a scattare per le ingiustizie non appena si manifestassero.
Stava cadendo nella violenza, nel reclamare senza risolvere nulla.
Finchè...
...vinto dalla nausea lascia il lavoro di camionista nel sud del Brasile per dirigersi, mezzo in autostop e mezzo a piedi, verso il nord-est, terra di sua madre. Per caso conosce la comunità della Trinità e viene subito colpito dalla spiritualità al servizio del recupero dalla dipendenza dalle droghe. 
Qui, mette le sue competenze manuali al servizio degli altri.
Partecipando alla vita comunitaria, sente ripetere spesso di questo Dio che si umanizza, che condivide il dolore umano...
Un Dio umano prima di tutto, e non giustiziere.
Ma, allora, non è onnipotente?
Il concetto di onnipotenza, dice lui, viene dalla filosofia, non dal Vangelo, che dice che "Dio nessuno l'ha mai visto. Solo il Figlio", quindi le nostre speculazioni sono inutili.
Tuttavia il Dio del Vangelo è un Dio che si incontra negli uomini ("Ogni volta che farete una cosa a uno di questi piccoli, la farete a me"), un Dio che dona la vita, e che, incarnandosi, condivide il nostro universale desiderio di felicità.
Padre, Misericordioso, Buon Pastore.

Non c'è un perché. Ma fai ciò che puoi e incontrerai Dio
La mentalità di Dio non è la nostra. 
La Bibbia dice:

Potrà forse discutere con chi lo ha plasmato
un vaso fra altri vasi di argilla?
Dirà forse la creta al vasaio: «Che fai?»
oppure: «La tua opera non ha manichi»?
(Isaia 45,9) 

Cercare il Trascendente nella profondità e a partire dalla profondità dell'umano; e, proprio nella ferita del fratello, da noi condivisa scorgere una Presenza nascosta

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