La realtà vista da una prospettiva differente

So quello che sono e sogno quello che non posso essere, ma non mi illudo di essere quello che sogno

martedì 19 agosto 2014

Sorridere alla vita, nonostante tutto: la storia di T.



Molto spesso i bambini di strada sono più difficili da approcciare rispetto agli adulti: scaltri, furbi, cercano sempre di ottenere qualcosa, puntando sulla pena che proviamo per loro.
Beh, T., 8 anni, non è niente di tutto ciò: sì, sa come ottenere qualche spicciolo o un gelato, ma non è diffidente, non finge, non usa la sua situazione. Insomma, non ha paura di chiedere affetto, di sperare che qualcuno lo ami e non lo sfrutti per chiedere soldi, senza nascondere le proprie ferite. Conosce pure il Padre Nostro e l'Ave Maria e prega sempre prima di dormire.


Lui ha deciso, di fronte ad una vita così avversa, di guardare il mondo con speranza e di provare a fidarsi del prossimo, una cosa che noi grandi dovremmo imparare. E' molto più libero di tanti adulti, perché ha capito che, indipendentemente dalle condizioni esterne, la felicità è una scelta, non una sensazione di piacere passeggera, un effimero illudersi o dimenticarsi della realtà, ma un atteggiamento, una visione del mondo e delle relazioni che dipende solo da noi.

Non so come questo sia possibile, vista la sua breve ma impietosa storia di vita: figlio di due dipendenti chimici, sfruttato dalla madre per racimolare elemosine con cui mantenere la propria dipendenza e cibo per sfamarsi, abbandonato poi da quest'ultima che è dovuta sparire per i debiti accumulati con i trafficanti; affidato ad una zia che ha altri 6 bambini, non so sé figli suoi o di parenti; abbandonato pure da quest'ultima, che l'ha riportato nella piazza in cui era cresciuto, affidandolo ad un gruppetto di  3 senzatetto (due ragazzi fra 20 e 30 anni e una sedicenne al nono mese di gravidanza), gli unici che si sono davvero presi cura di lui e che gli hanno mostrato almeno un po' cosa sia una famiglia. 
Oltre a tutte le altre persone che, passando per quella piazza tutti i giorni, si sono intenerite di fronte al suo sorriso.

Ma T. è andato ad incasinarsi: è stato minacciato da dei ragazzini che fanno parte di un brutto giro e i suoi amici di strada non possono difenderlo. Il sorriso si è ora affievolito sul volto di T., impaurito da quest'ultimi, non dalla vita. La soluzione è una casa d'accoglienza.

T. sorride di nuovo, adesso. Ha una 'famiglia': una madre sociale e altri 8 bambini con cui divide la casa. Mi mostra contento il letto, i vestiti (3 paia di pantaloni e 3 magliette) che gli sono stati regalati. Parla e scherza con tutti, racconta di nuovo gli indovinelli e le barzellette. Fra poco potrà andare a scuola, uscire con i nuovi amici sulla spiaggia di fronte, fare un bagno e dormire in un letto.

Lui aveva già scelto di sorridere alla vita, nonostante tutto. E, ora, la vita sembra finalmente sorridergli.